Portiamo pezzi di mondo nel paese in cui siamo nati, nel bel mezzo della Calabria.
Il Festival del Lamento è organizzato da DEDA – Associazione di Promozione Sociale, di cui siamo soci e animatori. La deda, nel nostro dialetto, è un pezzo di legno resinoso che serve per accendere facilmente il fuoco.
Abbiamo dai venti ai quarant’anni, alle spalle studi ed esperienze diverse e siamo animati dalla convinzione che, prima o poi, con la cultura ci mangeremo. Non ci prendiamo molto sul serio perché crediamo che questo sia il modo migliore per fare le cose seriamente.
Perché i nostri luoghi abbiano un futuro è fondamentale guardare il mondo da qui, ovvero dalla provincia, non il contrario. Lavoriamo per portare cultura e idee nel nostro paese natale, nell’ottica di stimolare il dibattito e favorire la comprensione delle cose nuove che, in quanto tali, spesso fanno paura.
Deda Aps non appartiene a nessuno, se non a noi che l’abbiamo fondata e a quante e a quanti vogliono entrare a farne parte perché pensano che stiamo facendo qualcosa di buono.
Deda è uno spazio aperto di confronto, dibattito, immaginazione, dove si lavora duramente, si cresce, si ci mette in gioco e si creano cose che prima non esistevano, come il Festival del Lamento e magari un lavoro.
Deda e il Festival del Lamento vogliono portare cultura in un posto morfologicamente e logisticamente lontano dai centri culturali, dai cinema, dai teatri, dalle librerie, per provare a far sì che la cultura non sia un privilegio ma una possibilità per tutti, a ogni livello.
Deda e il Festival del Lamento attraverso il loro operato vogliono affrontare temi e pronunciare parole che spesso fanno paura, ma solo perché non le si conoscono ancora.
Deda e il Festival del Lamento sono laici, antifascisti e ripudiano la guerra e il razzismo, sono convinti che ogni persona abbia il diritto di amare chi desidera, che le persone con disabilità debbano avere gli stessi diritti degli altri, che il lavoro vada pagato e contrattualizzato, che le donne debbano avere pari stipendi degli uomini a parità di mansioni e che ogni bambino e ogni ragazzo abbia diritto al gioco e alla felicità.
Il poeta e attivista Danilo Dolci diceva che “ciascuno cresce solo se sognato” e noi stiamo provando a sognare un nuovo modo di vivere nel paese in cui siamo nati, affinché per i nostri ragazzi il partire sia una scelta e non un obbligo, e che una volta partiti possano avere un valido motivo anche per tornare.
Perché i ragazzi non vanno via solo perché manca il lavoro, ma spesso perché nel posto in cui sono nati non si sentono capiti e amati. Noi vogliamo dire loro che Soveria Mannelli non è un luogo ostile e che Deda e il Festival del Lamento sono un luogo sicuro.